vendredi 15 janvier 2016

L'improbabile sogno crimeano di Poroshenko

  Articolo originale di Karine Bechet-Golovko del 15/01/2016: 

 http://russiepolitics.blogspot.ru/2016/01/limprobable-reve-crimeen-de-poroshenko.html

Trad. a cura di O.V.

 

 

Alla sua conferenza stampa di ieri, il presidente dell'Ucraina ha annunciato la sua intenzione di realizzare un piano di "disoccupatione" della Crimea, che coinvolgerebbe i "partner" occidentali. Dal momento che il "ritorno" della Crimea, manifestamente contro la volontà della popolazione, è una delle priorità della politica ucraina per il nuovo anno.

L'annuncio di una lotta per il ritorno della Crimea in Ucraina non è una novità: Poroshenko ne fa puntualmente. Ciò che è più originale è il formato, in cui si intravede la manina di consulenti occidentali.

L'idea è quella di rilanciare la comunità internazionale sulla questione della Crimea come parte di una nuova conferenza di
Ginevra+, con la partecipazione degli Stati Uniti, dell'UE invitando anche i firmatari del Memorandum di Budapest. Cioé la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, l'Ucraina e la Russia. Quindi l'invito è lanciato, con discrezione anche alla Russia senza nominarla, gli altri paesi essendo stati invitati direttamente.

L'interesse è ovviamente di integrare la Russia, altrimenti questo piano non avrebbe assolutamente alcun interesse. L'interesse della Russia sarebbe, ovviamente, di non essere coinvolta in negoziati diretti, e quindi non "legittimare" il processo partecipando direttamente. Il gioco delle pressioni diplomatiche potrebbe quindi cominciare bene se l'iniziativa venisse dal di "fuori".

Tanto più che giuridicamente, la posizione di Poroshenko non sta troppo in piedi. Ci fu un colpo di stato a Kiev nel febbraio 2014 a seguito del quale il presidente eletto Yanukovich fu costretto alla fuga, il normale funzionamento delle istituzioni sospeso ed alcuni individui presero con la forza la direzione del paese, la Corte Costituzionale fu sospesa per non essere di intralcio, seguito da una "pulizia" del sistema giudiziario per mettere ordine tra i "patrioti" e gli altri.

La popolazione della Crimea si ribellò contro questa presa del potere con la forza e rifiutò di legittimarne il processo. Con un referendum, scelse l'autonomia e l'integrazione nella Federazione russa. In altre parole, dopo il colpo di stato, lo Stato ucraino in quanto tale non esisteva, le strutures statali non esistevano più, in quanto strutture rivoluzionarie. Le componenti del precedente patto politico ucraino erano quindi libere di fare la loro scelta. Cosa che fecero. E gli abitanti della Crimea lo hanno ricordato ancora di recente con il 90% della popolazione.

Per ulteriori analisi sullo status giuridico della Crimea, vedere il nostro testo
qui (in francese).

In termini giuridici, la questione è chiusa, la Crimea è russa. Nessun processo politico internazionale può legalmente sfidare la volontà popolare espressa. Piaccia o no alla comunità internazionale, questa é messa di fronte  alla sua ipocrisia fondamentale e ai limiti della sua politica.

Perché alla fine la lezione è semplice. Se organizzate una rivoluzione, per definizione, si mettono in discussione le strutture statali esistenti - altrimenti non è una rivoluzione. Ma proprio per questa ragione si apre la porta al separatismo, permettendo al popolo di non dovere subire i capricci degli interessi internazionali e quindi decidere del loro futuro.

Da riflettere alla prossima rivoluzione ...

Nel frattempo, la Crimea è russa.
Storicamente. Culturalmente. Politicamente. Giuridicamente.



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