vendredi 24 juin 2016

Medinsky, Mannerheim e l'unità storica


Il maresciallo Mannerheim

 



















  Ieri, in occasione della data nel 1941, data alla quale l'aviazione tedesca iniziò a bombardare i territori dell'URSS, la Società Storica-Militare russa si é riunita. V. Medinsky, Ministro russo della Cultura, ha pronunciato un discorso che merita una certa attenzione. La storia di un paese è un blocco, è non si può sceglierne una sola parte (disconnessa dal resto) e (solo) la sua conoscenza permette che essa non diventi un giocattolo nelle mani di mistificatori.


Il Ministro della Cultura russo ha dichiarato davanti ad un'assemblea selezionata:
"Porre fine alla guerra civile nelle teste della gente è a mio parere, la chiave del successo. Smettere di dividere la storia in "cattiva", quella della quale ci si vergogna, da dimenticare, e in quella "buona", accettabile. È necessario vedere la nostra storia come un tutt'uno, un'entità non esplosiva, che abbiamo interamente ereditato. Una persona che possiede la conoscenza del proprio passato, e che sia in grado di assimilarlo, è un individuo che non sarà mai un giocattolo per la speculazione geopolitica, per la propaganda, per il falso."

Non possiamo che essere d'accordo con il Ministro della Cultura, che pone queste premesse poco prima delle cerimonie per la celebrazione della Rivoluzione d'Ottobre. Celebrazioni dal maneggio politico delicato.

Certo, la Storia di un Paese è un tutt'uno, non si può scegliere quello che conviene. È pericoloso fare come fecero i rivoluzionari bolscevichi che rifiutarono il Vecchio Regime, o come i "rivoluzionari" del '90 che fecero fuori l'Unione Sovietica. Sicuramente la Russia  non ha bisogno di "guerre civili nelle teste della gente", deve fare pace con la sua memoria, il tempo non è più alle rivoluzioni.

Conoscere la propria storia e accettarla nel suo complesso non significa rifiutare di prendere in considerazione che vi siano stati momenti bui, pagine oscure, certamente da non rimuovere, ma anche inutili da colorare con tinte allegre.

E così, il 16 giugno, la stessa Società Storica-Militare russa ha inaugurato a San Pietroburgo, per voce dello stesso Minstre della Cultura, una stele commemorativa più che discutibile e ampiamente contestata: quella del maresciallo Mannerheim. Con grande soddisfazione dell'Occidente che ha preso bene la cosa. Ecco ciò che si legge a proposito di questo "eroe  nazionale", per esempio, in francese, sul sito web dell'Associazione Francia-Finlandia:




Mannerheim in seguito divenne reggente durante l'indipendenza finlandese, e la vita politica essendo complessa, comandò le forze armate finlandesi durante la seconda guerra mondiale. In questo sito si legge che la Finlandia non era alleata della Germania, ma semplicemente co-belligerante. Apprezzeremo la sfumatura.

Chiaramente il maresciallo Mannerheim ebbe ottimi stati di servizio in seno all'Impero russo.

Questi sono impressionanti. Combatté per la Russia, successivamente durante la guerra russo-giapponese del 1904-1905 e la prima guerra mondiale tra il 1914 e il 1917. Al punto di essere  insignito della Croce di San Giorgio per il suo coraggio, mentre era già ampiamente riconosciuto per le sue qualità tattiche particolarmente efficaci.

Tuttavia, il suo ruolo durante la seconda guerra mondiale non fu così semplice come si vorrebbe far credere. Egli non cercò semplicemente di recuperare i territori perduti dalla Finlandia, ma esercitò una vera e propria politica espansionistica per la quale la Carelia, regione frontalière russa, ne pagò il prezzo. La sua collaborazione con i nazisti fu totale e ordinò l'apertura di campi di concentrazione per le popolazioni di etnia russa, il cui tasso di mortalità fu più alto rispetto ad altri territori russi occupati, in particolare dall'esercito tedesco. E per quanto riguarda l'assedio di San Pietroburgo, Mannerheim non si fermò per magnanimità, ma perché l'Armata Rossa lo bloccò troppo lontano dalla città in modo che non potesse bombardarla. Ciò gli impedì di contribuire al blocco marittimo della città. Molti documenti storici lo confermano. Il resto sono favole per bambini.
 










Ed è alla memoria di quest'uomo che una stele commemorativa è stata posata a San Pietroburgo. Lo scandalo é stato enorme. Proprio nella città che ha sofferto di più. E per causa sua.

In questa prospettiva si fonda la questione della unità storica sostenuta dalla Ministro della Cultura Medinsky. Al momento della commemorazione egli ha certo sottolineato la natura complessa della personalità di Mannerheim, ma ha anche ricordato come egli fu un buon ufficiale sotto il vecchio regime.

Certamente. Ma cosa cambia? Se fosse stato meno bene addestrato, collaborare attivamente alla distruzione del popolo russo e la sua collaborazione con l'esercito nazista sarebbero stati elementi più gravi? Qual è la logica di questo ragionamento?

E dov'è il limite? Dobbiamo riabilitare Vlasov? Anche lui buon soldato prima di tradire. E che differenza con il culto di Bandera in Ucraina? Dov'é andata a finire la politica del Ministero degli Affari Esteri contro il fenomeno del culto dei criminali di guerra?

Ogni paese dovrebbe impostare propria linea rossa. Qui il limite è stato raggiunto.

Certo l'opposizione non-sistemica tace, troppo contenta di un dono così inaspettato, ma altri si interrogano sulla necessità di provocare una frattura dell'unità nazionale. Artificiale e inutile.

Con rapidità, la stele la notte seguente é stata ricoperta di pittura rossa, il colore del sangue russo di cui le mani di Mannrheim sono macchiate. È stata ricoperta. Ma non ripulita

Non dobbiamo dimenticare la Storia, tutta la Storia. Non per scusarla, ma per evitare il suo ripetersi e trarne le conseguenze. Proprio per non essere un giocattolo delle correnti geopolitiche, comprese quelle ora molto alla moda della grande riconciliazione nazionale, che include il culto del perdono, il non esprimere giudizi sul passato, il fare di ogni erba un fascio. Le vittime devono perdonare i carnefici, e non il contrario. Tutti uniti senza alcuna differenza. Mannerheim e Jukov.

Non sono sicura che la società russa possa consolidarsi la intorno a questa visione della Storia.

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Testo originale di Karine Bechet-Golovko:

http://russiepolitics.blogspot.fr/2016/06/medinsky-mannerheim-et-lunite-historique.html
Adattazione in italiano a cura di O.V.











































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