mardi 29 décembre 2015

Bilancio economico russo per il 2015



Bilancio economico russo per il 2015: il prezzo inevitabile dell'emancipazione politica.

Articolo originale di Karine Bechet-Golovko, trad. e adattazione di O.V. 

http://russiepolitics.blogspot.ru/2015/12/bilan-economique-russe-2015-le-prix.html 






I dati forniti dal Ministero dell'Economia russo per il 2015 sono ben lungi dall'essere buoni. É importante tuttavia inserirli nel contesto di una forte pressione internazionale volta proprio ad abbattere l'economia russa per portare ad un cambiamento di politica o di governo. D'altra parte, alcuni settori come l'agricoltura sono riusciti a crescere nonostante tutto, dimostrando l'efficacia dei programmi statali per sostenere lo sviluppo della produzione nazionale. E sulla scena internazionale, gli Stati Uniti hanno riconosciuto che il loro tentativo di isolare la Russia non è riuscito. Resta alla Russia l'impresa di garantire la sua sovranità finanziaria.


Gli indicatori macroeconomici nel mese di Novembre 2015

Il PIL è sceso del 4,1%.
L'inflazione è crescita del 13,2%.
Il tasso di disoccupazione è del 10,7%.
La massa monetaria è aumentata dell' 8,6%.
Il tasso della Banca centrale è dell'11%.
Il tasso di rifinanziamento è 8.25%.
Il volume di moneta in circolazione è sceso dell'1,7%.
Il volume di riserva in valuta estera è diminuito del 7,5%.
Il volume di produzione totale è sceso del 3,5%.
Il commercio estero della Russia è diminuito del 35,1%.
Il volume delle importazioni è diminuito del 36%.
Il volume delle esportazioni è diminuito del 34,4%.
La bilancia commerciale è in deficit del 31,6%.
Il salario nominale medio è aumentato del 4,6%, anche se il potere d'acquisto reale è sceso del 5,4%.

Secondo i dati del Ministero dell'Economia:
La produzione agricola è aumentata del 2,9%.
Il trasporto ferroviario è aumentato del 0,1%, mentre il trasporto è sceso complessivamente del 0,1%.
Il calo del commercio estero si spiega in gran parte con il crollo degli scambi commerciali con gli Stati Uniti: -32% nell'esportazione, -38,2% nell'importazione.

Cifre del bilancio 2015 (novembre)

Entrate (in miliardi di rubli)
Totale: 12 174,5
tra cui petrolio e gas: 5411
Altre: 6.763,5

Uscite (in milliardi di rubli):
Totale: 13 071.1
Politiche sociali: 3,779.2
Difesa, esercito: 2.638,9
Economia nazionale: 1.730,2
Sicurezza (polizia, organi inquirenti ...): 1668.3
Istruzione: 558,4
Medicina: 430,8

Quindi, e senza preconcetti, il bilancio militare non é superiore alla quota alla destinata al sociale, che in questi tempi incerti resta una priorità. Il finanziamento dell'economia è importante, in quanto comprende anche l'assistenza per lo sviluppo della produzione nazionale. Ma la dipendenza del bilancio dalle risorse petrolifere e di gas è ancora troppo alto e abbiamo visto il rublo crollare, ora stabilizzato, riducendone il potere d'acquisto. E ciò non é un preconcetto. La cosa positiva è che questa svalutazione ha reso possibile, non appena la Banca Centrale ha iniziato a sostenere il corso della valuta nazionale, di rendere competitiva all'esportazione la produzione russa. Tuttavia, il FMI e la Banca Mondiale hanno dichiarato che la Russia ha superato i problemi più importanti e che non c'é da aspettarsi una crisi fondamentale della sua economia, segnali positivi sono attesi. La sua nota è stato aumentata dalle agenzie di rating.

Le spiegazioni relative alle difficoltà dell'economia russa sono due: il prezzo della sua politica estera raddoppiato da quella della sua politica interna.

Per cominciare dalla politica interna, la dipendenza dell'economia in generale e del bilancio in particolare dal prezzo del petrolio al barile è la conseguenza diretta della facilità offerta negli ultimi anni con un prezzo alto. Il grezzo, che costituisce la risorsa pricipale del bilancio nazionale, ha permesso di coprire tutte le spese, senza la necessità di rilanciare la produzione nazionale interna. Questa mancanza di necessità di rilancio produttivo è stata raddoppiata dal fatto che la Russia poteva facilmente acquistare quello che di cui mancava sui mercati esteri, giocando al gioco della globalizzazione che pensava fosse acquisita definitivamente. Si posizionava in effetti come uno degli attori del sistema globale di consumazione, come proclamato  dall'Organizzazione Mondiale del Commercio al tempo del suo ingresso.

Ma il risveglio della sua politica estera ha fatto cadere il mito dell'indipendenza dell'economia dalla politica. E lei senza batter ciglio si é assunta questo errore strategico. In quanto la sua partecipazione ad mercato globalizzato non dovrebbe dovuto impedire il rilancio del mercato interno. Sorge allora la domanda su cosa pone più difficoltà: le sanzioni economiche o il corso del petrolio?

Le sanzioni economiche, al dire degli esperti, non hanno realmente colpito l'economia russa . Esse hanno, da un lato, provocato l'avvio di programmi statali atti a sostenere la produzione nazionale, da un altro una vera riflessione sulla limitazione gli ostacoli amministrativi e burocratici per le imprese insieme allo sviluppo di una politica territoriale profonda, cosa di cui il Paese aveva disperato bisogno. Inoltre, il riavvicinamento della Russia e della Cina permette non solo di compensare ma anche di riorienta gli interessi nazionali commerciali verso mercati che, a differenza degli Stati Uniti e dei mercati europei non sono saturi. Così, dal 2010, la Cina è il primo partner commerciale della Russia e nuovi contratti stipulaticon essa annunciano un ottimo sviluppo nel 2016. Allo stesso modo, la Russia sta sviluppando le sue relazioni commerciali con altri paesi, come ad esempio con l'India e con i paesi del Sud America e del Medio Oriente. É certamente necessario del tempo al fine di compensare completamente questa perdita economica brutale, ma è anche certo che parallelamente, le perdite per le aziende europee sono altrettanto importanti: esse non ritroveranno facilmente il loro posto sul mercato russo, la fiducia essendo stata persa.

Inoltre, la chiusura dei mercati esteri ha costretto gli operatori del mercato a riotientersi sul mercato interno, stimolando così l'economia nazionale. Naturalmente ci vorrà un po' di tempo per vedere un impatto reale sui numeri, ma la dinamica é lanciata.

Il punto in cui le sanzioni fanno davvero male è quello del divieto di rifinanziarsi sui mercati statunitensi ed europei. Perché in questo momento, anche se la Russia si è rivolta ai mercati asiatici, ciò non permette di compensare completamente la difficoltà artificialmente inflitta alla finanza russa. E ciò ne soffoca la ripresa economica.

Nella misura in cui quasi la metà delle risorse di bilancio è composto da proventi del petrolio, il calo del prezzo di quasi 100 $ al barile a $ 30/40 ha notevolmente influenzato l'economia russa. A questo proposito, come il bilancio 2016 è basato su un barile a $ 50, ci si dovrà attendere ad una correzione durante l'anno 2016.

In conclusione, è evidente che l'economia russa sta pagando il prezzo della decisione della Russia di invertire la fase geopolitica, cioè, di essere un non allineata.

A questo riguardo due osservazioni:
 

1 - Non è realistico affermare che la Crimea sia la fonte di sanzioni particolari e di guerra economica generale contro la Russia. La Crimea è la conseguenza del problema, non la fonte. Questo perché la Russia ha deciso di emanciparsi accettando la scelta degli abitanti della Crimea con tutte le conseguenze giuridiche che ne sarebbero derivate, e sapendo che la reazione internazionale sarebbe stata violenta. Dal momento che fu la dichiarazione di indipendenza, estremamente pericolosa per un certo ordine mondiale, che doveva essere sanzionata. Non quella dell'indipenenza della Crimea ma quella della Russia!
    
 

2 - Gli anni '90 hanno dimostrato che la totale sottomissione della Russia agli standard neoliberali della comunità internazionale non hanno comportato il ripristino di uno Stato sovrano. I popoli e i governi non possono vivere di promesse, riforme della giustizia e panini.  

La Russia ha imparato la lezione, l'Ucraina la imparerà a sua volta.

Ma la vera difficoltà per la Russia è quello di riuscire a dotarsi dei mezzi economici per la propria indipendenza politica, altrimenti le cose volgeranno al peggio. Anche se la popolazione, con poche eccezioni, non è pronta a vendersi per un piatto di varenniki, non accetterà mai il ritorno alla penuria nella vita quotidiana e quelle nutritive. Tuttavia, finché il bilancio non diversificherà le proprie fonti di reddito, la situazione resterà instabile. Ed è proprio per questo che oggi vediamo il ritorno della battaglia tra neoliberali (il cervello Kudrine, la Sberbank Gref, il sostegno alle grandi aziende statali, nella società civile, nei media e anche nel governo) e liberal-conservatori. L'espressione urta? Eppure, il liberalismo è diventato conservatore, è un segno dei tempi.

In altre parole, la sfida per la Russia nel 2016 è quella di darsi i mezzi per assicuarsi la sua geopolitica.

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