(estratto dal mio diario dal fronte)
Martedì 21 novembre 2017 ...
Alle 11:00 , tra una rafficha nervosa di kalashnikov e l'altra, un gemito
canino rompe il silenzio effimero di un fronte schiacciato dalla neve e dal
fuoco.
Dalle porte della parete ovest, vado alla ricerca di questo povero animale,
mentre mi giungono le risate stupide e malvage degli ucraini che commentano il
loro tiro altrettanto facile che vile (siamo a 100 metri dalla prima posizione
nemica)
Questi soldati persi tra noia e stupidità sono stati guidati dal loro odio
insaziabile per questo povero animale che vagava nel suo universo devastato, fedele
forse alle rovine di una dacia di famiglia o alle carezze di un soldato.
Ho percorso il campo arato con sguardo indignato, cercando invano, nel
mezzo del caos battuto dal fuoco nemico, quel povero cane per mettere fine alla
sua agonia insopportabile. Avrei voluto anche in quel momento, sicuramente
cedendo ad una forma di odio, trovare nella mia linea di mira il suo assassino,
per porre fine alla sua pietosa idiozia.
Sfortunatamente non ho potuto vendicare la morte di questo fedele compagno
dell'Uomo né di ridurre le sue sofferenze. Così sono tornato pensieroso a prepararmi
per il mio turno di sentinella, aggrappato alla magra soddisfazione che questo
atto odioso e gratuito, che mette il peggiore degli animali selvaggi alla
stregua di un essere civilizzato, non sia stato l'atto di un commilitone
repubblicano. La vergogna aggiunta alla tristezza sarebbe stata enorme!
Mourka, la nostra fedele felina errante é venuta a tenermi compagnia nell'osservazione
di questo spazio alla frontiera del nulla, ascoltando con me gli ultimi spasmi
di questo povero lupo diventato cane attraverso i secoli per essere finalmente
tradito da colui che esso ha aiutato, protetto e per chi ha sacrificato la sua
libertà selvaggia ...
Poco a poco, i gemiti sono scomparsi nel freddo e nel silenzio di una neve diventata
un sudario ...
Il fronte è anche questo, un mondo chiuso in cui i destini "delle
anime che bruciano" e messe a nudo dalla guerra, si fondono fraternamente davanti
alla fragilità della vita che restituisce questo valore inestimabile e sacro
che abbiamo giurato di difendere nelle trincee del Donbass ...
Erwan Castel, volontario nel Donbass
Trad. e ad. a cura di O.V.